Capitolo 5

Niente foto, niente nomi

Ci mettiamo di nuovo in viaggio una domenica per parlare con gli autisti dei TIR fra Basilea e il Ticino. Il caldo si affastella su un posteggio presso il confine di Lörrach. Camion vicini ad altri camion.

Un giovane rumeno vuole volentieri parlare con noi, ma, per favore, niente foto, niente nomi. È in viaggio da 16 giorni. Ieri ha scaricato pallet in Svizzera. Non sa cosa ha consegnato. Ha portato la merce dalla Germania. Prima è stato in Bretagna, in Germania, Austria o in Olanda. Di solito è in viaggio per tre mesi e poi resta a casa per dieci giorni.

Lavora per una ditta rumena e dice che guadagna 1200 euro al mese. Ha un bachelor in psicologia e gli piacerebbe continuare a studiare, ma gli mancano i soldi. Un anno fa si è sposato. Assorto dice: «se sei in viaggio così a lungo, quando sei di nuovo insieme alla tua donna, ti sembra sempre di nuovo come la prima notte di nozze.» Vive con la moglie a Bucarest in un appartamento, che costa 250 euro d’affitto al mese.

Ricomincia a parlare degli introiti e così veniamo a sapere: riceve un salario di base di 250 euro al mese, più cosiddette spese di 45 euro al giorno. Se nei tre mesi lavora venti giorni, fanno 1150 euro. Se non è in viaggio, riceve solo il salario di base.

Arriva un altro rumeno, ci si mette accanto a braccia conserte e gambe larghe e ascolta. A un certo punto si intromette nel discorso, racconta che l’ultima volta è stato a casa sei mesi fa. Trasporta a nord frutta fresca e verdure per una ditta italiana. Guadagna 2700 euro al mese. Non vuole mettere in pericolo questo lavoro, quindi niente foto, niente nomi.

Afferma però anche di aver chiesto un contratto di lavoro al suo datore di lavoro. Finora non ha ricevuto niente. Alcuni mesi fa si è rotto un’anca scaricando. Dopodiché per cinque mesi non è stato in grado di lavorare. In questo periodo non ha guadagnato niente. È convinto che la ditta lo occupi al nero. Ma guadagna bene e preferisce non lamentarsi.

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Un’area di sosta più avanti. In lontananza nella bruma si erge la Righi. Tre uomini stanno in piedi attorno a un fornello a gas. Nella pentola, in una zuppa, navigano delle salsicce. I loro veicoli pesanti hanno contrassegni polacchi e lituani, ma loro provengono dalla Bielorussia e dall’Ucraina, affermano.

Un Bielorusso è sulla trentina. Un uomo piccolo, robusto, che sembra aver bevuto. Perché dovrebbe parlare con noi? chiede. Poi lo fa lo stesso. Ci mostra anche il suo abitacolo, che è perfettamente ordinato, solo che sul pavimento c’è una bottiglia di vodka.

Dice di essere assolutamente «happy», di guadagnare 2300 euro al mese. Tira fuori il suo telefonino e ci mostra orgoglioso le foto di sua figlia di nove anni e del suo labrador. Entrambi vivono dalla sua ex moglie, dice. Li rivedrà a Natale. Allora sarà stato di nuovo continuamente in viaggio per nove mesi.

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